All'aere caldo e fermo quasi che
entrava dalle porte nelle sale
noi sfatti e gloriosi come i fiori del male
languivamo sul tavolo da tè
Avremmo raccontato
che era stata tutta la tempesta
ad arrivare nel mezzo della festa
e a ridurci in quello stato
Ma - il sole entrando dalle porte a vetri irreali
il sole che fasciava le stanze,
faceva rifulgere i nostri capelli
sfatti come aureole d'oro-
- il sole che indulgeva sull'umido giardino-
Così uscivamo all'aere del mattino
che sapeva veramente di menta e di timo
e non l'avremmo saputo, se ce lo
avessero dimandato, chi
quella notte avevamo incontrato