Non senti il vento che giunge da lontano?
soffia tra ortiche e fichi d’india, alita!
spazza via tragici eventi e dubbi lancinanti,
sgretola pensieri malvagi e rabbie represse.
non odi la dama nera che avanza piano?
passo dopo passo s’avvicina, falcia!
taglia le teste che rotolano per terra,
inabissa le vite negl’inferi, a purificarsi.
il vagito scuote l’aria,
risuona come eco tra colli
e rimbalza sull’umanità!
un pianto che sa di vita,
speme di nuovi sorrisi
e fonte che precipita a valle!
ecco, l’ultimo virgulto
germoglia un respiro,
un suono dal timbro puro!
tienitelo stretto in grembo, o madre,
nutrilo con il sapere dei vecchi saggi,
fagli suggere il nettare della scaltrezza
e donagli l’amore che tu sai infondere.
un giorno sfiderà la sorte malvagia,
alzando verso il cielo lo sguardo fiero,
spiccherà il volo senza morte temere
e senza dir parole sopporterà il dolore.
ormai canuto e stanco
attende l’ultimo singulto,
perso tra la foschia dei ricordi.
cicatrici nel cuore.
pianto nell’anima.
malinconica solitudine.
sente il vento spirare,
incessantemente,
tra le piante spinose.