Spessa
continua torbida
la nebbia stagna
e col suo respiro grigio
avvolge l'esodo
ininterrotto dei palazzi
che tutti assorbe
e cela in vuoto ventre;
e le luci
di pallidi lampioni
i nostri volti
tingono di terreno:
strette le mani,
ci fermiamo, muti,
ad udir
lo scandire
delle dolci
tenerezze che agli occhi
dal cuore
ascendono, lucenti perle
a chiareggiar la tenebra
che con la nebbia
domina Padova.
intorno al volto
fruscia
il vapor caldo
dei sospiri
e nel buio,
lieve un profumo
posa verde e molle,
e sa di primavera.
dolce
ci appar la nebbia
e dolce il buio
e il suon
della città
dormiente.
tremi:
trasmetti un brivido
che tutto mi pervade,
e la forma tua carezzo;
e tremi, o vellutata
come pelle d'alce,
mentre t'afferri
... marchio di fuoco ...
e penetri com'esca
di magnetica forza
che dell'intimo erompe
ad innestare
il germe dell'amore
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