sono triste, dopo anni che non sei più tra noi, caro babbo! Triste perché mi sento in colpa per non averti mai detto, quando eri in vita, tutte quelle parole che un po’ per imbarazzo, un po’ per orgoglio non si dicono tra padre e figlia. Non sono mai riuscita a dirti a parole quanto ti volevo bene e quanto fossi orgogliosa di essere tua figlia. Sapevo che lo percepivi attraverso i modi gentili con cui mi rivolgevo a te e le premure che avevo nei tuoi confronti, quando, negli ultimi anni della tua vita sei stato poco bene. Il giorno che sono venuta a prenderti in ospedale, per riportarti a casa, avevi capito che non c’erano più rimedi per la tua malattia, nonostante tutto, i tuoi occhi dolci hanno continuato a guardarmi con amore, come avevi sempre fatto. Si era avverato quanto era stato oggetto delle tue paure, speravi che i medici si fossero sbagliati nella diagnosi e invece hai visto i tuoi sogni svanire di fronte alla realtà e anche i tanti progetti che, nonostante i tuoi ottant’anni, volevi ancora realizzare. Durante il viaggio verso casa, in Ogliastra, non hai detto una parola ed io sono rimasta muta vicino a te. Avevo paura che mi chiedessi quanti giorni ti rimanevano da vivere, non lo avevo mai fatto, ma, so che ti avrei raccontato una bugia. Guardavi fuori dal finestrino il paesaggio intorno, respiravi piano come se avessi paura di farmi percepire il tuo dolore e cercavi di cogliere con lo sguardo più immagini possibili. Credo di aver avuto i tuoi stessi pensieri in quel momento. Volevo imprimere nella mia memoria tutte le sensazioni di quel viaggio che, sapevo, sarebbe stato l’ultimo e lo sapevi anche tu. Avrei voluto parlare con te del grande enigma della vita e della morte che non riuscivo a spiegare perché mi sembrava assurdo, come ritenevo inspiegabile la sofferenza e il dolore. Non potevo in quel momento affrontare un discorso così impegnativo e mentre continuavamo nel nostro viaggio di ritorno, mi venivano in mente tutte le immagini possibili della nostra vita insieme. Ti rivedevo quando d'estate venivi al mare all'uscita dal lavoro e noi figli ti venivamo incontro mentre ti affacciavi sorridente nel cortile, in mano i cesti colmi di frutta e la tua immancabile camicia bianca. Ciò che ho conservato dentro il cuore è il tuo sorriso così rassicurante come la frase che dicevi sempre a mamma, quando attraversavate momenti di difficolta: " Non preoccuparti cara, la Providenza ci aiuterà!". Le mie sicurezze di oggi le devo a te, perché sei sempre stato positivo, buono con tutti. Prima di accompagnarti a casa di Agnese, l'altra figlia che ti ha accudito in quell’ultimo mese di vita, mi hai chiesto di voler riveder la tua vecchia casa "Vorrei entrare in casa…un solo attimo!" Un raggio di sole ha osservato l'ora che passava mentre tu…fantasma nelle stanze, il gatto tra le braccia, sei andato via piangendo…era l'ultima volta!
- Attualmente 4.28571/5 meriti.
4,3/5 meriti (7 voti)