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Pubblicata il 28/09/2018


sì caro Don Cesare che sei nel sonno eterno

cullato dalle onde del Ticino poveri fiori

Son i settembrini umili che spesso muoiono

sugli steli dove sono nati ma cari all'umili

Di un tempo nonne e mamme dei nostri paesi

Della bassa che dagli orti in povere carte

Di giornale portavano con dolce cara pietas

coi loro bei colori a risplender sulle tombe

povere dei morti loro e domani in cui il dì

ricorre della tua salita in cielo dirò ad una

farfalla alata colorata di volar sulla tua tomba

Sarà questo Don Cesare il mio fiore settembrino

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il 27 Settembre 1976

monsignor Cesare Angelini, letterato, critico, storico poeta saliva alla Casa del Padre.

i settembrini

«Sognanti e così gremiti di celeste. Fiori che non contano, che non si vedono in vetrina; i fiorai li ritengono troppo popolani. A mazzi, a spiazzi, fanno macchia lungo le siepi, ai bordi degli orti, quasi parenti poveri. Solitamente muoiono sullo stelo, dove son nati. Ma molte farfalle prendono il loro colore per esser più belle, per esser credute fiori e non esser mangiate dagli uccelli. Sulla mia tomba, portatemi tanti settembrini».

da C. Angelini, "Autunno (e altre stagioni)", 1959.
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