sì caro Don Cesare che sei nel sonno eterno
cullato dalle onde del Ticino poveri fiori
Son i settembrini umili che spesso muoiono
sugli steli dove sono nati ma cari all'umili
Di un tempo nonne e mamme dei nostri paesi
Della bassa che dagli orti in povere carte
Di giornale portavano con dolce cara pietas
coi loro bei colori a risplender sulle tombe
povere dei morti loro e domani in cui il dì
ricorre della tua salita in cielo dirò ad una
farfalla alata colorata di volar sulla tua tomba
Sarà questo Don Cesare il mio fiore settembrino
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il 27 Settembre 1976
monsignor Cesare Angelini, letterato, critico, storico poeta saliva alla Casa del Padre.
i settembrini
«Sognanti e così gremiti di celeste. Fiori che non contano, che non si vedono in vetrina; i fiorai li ritengono troppo popolani. A mazzi, a spiazzi, fanno macchia lungo le siepi, ai bordi degli orti, quasi parenti poveri. Solitamente muoiono sullo stelo, dove son nati. Ma molte farfalle prendono il loro colore per esser più belle, per esser credute fiori e non esser mangiate dagli uccelli. Sulla mia tomba, portatemi tanti settembrini».
da C. Angelini, "Autunno (e altre stagioni)", 1959.
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