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Pubblicata il 16/09/2018
Adorano te devotamente, oh Dio recondito.
dietro la dottrina ti celi surrettizio,
e oltre misura terreno.
a te i cuori si abbandonano, contemplandoti.
ma tirando avanti nella vita di tutti
i giorni, tutto vien meno.
la vista, il tatto, il gusto in te vengono disattesi.
ma solo con l’udito si viene realmente
beffati in maniera imbarazzante.
suppongo che ciò che disse il Figlio di Dio
nulla sia più delle parole
di un santone delirante.
sulla croce venne inchiodata
non solo l’imperscrutabilità,
ma anche dell’umanità l’esecrazione:
eppure credendo e confessando
entrambe, chiedo
ciò che domandò il penitente ladrone.
le piaghe, a diversità di Tommaso,
le vedo.
tuttavia confessano te Dio.
ti chiedono di farli credere sempre più
in te e in te di avere speranza, di amarti.
come rapiti nell’oblio.
“Oh memoriale della morte del Signore,
pane vivo che dai vita all’uomo
che lo acconsente.
concedi al mio spirito di vivere di te,
e di gustarti in questo modo
sempre dolcemente.
oh redentore, che come il pellicano nutre
i piccoli con il proprio sangue tu purifichi
me, immondo, con il tuo abboccato.
del quale una sola stilla
può risanare
il genere umano intero da ogni peccato”.
oh Gesù, che trasparente come un velo
ora sento vuota come ogni dì la mia epa,
prego che fissandoti col volto rivelato,
avvenga ciò che tanto bramo:
di una mensa imbandita
a tal visione io sia beato.
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