a mani nude afferro la neve per le cosce
e ne disfo i fardelli con il pelo
quieto come un morso sul labbro
il richiamo di un pazzo che guarnisce le tempie
mi confisca l'ultimo pensiero per bruciarne gli angoli
la morbosità con cui ti penso
è un feroce coriandolo sbiadito
che salva i tuorli ma bandisce gli dèi
gli squali defungono a bruciapelo
e sulla spiaggia abbandonano i pennelli da barba
sognando panoramiche di pudenda
satrapizzato dal dominio di Max Pezzali sul terraqueo
ogni avannotto si crede un crooner da late night orgasms
di ruggine valanga distruzione e seta
con propaggini cognitive a mò di giacca.
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