Dimandar non devi, fratel, che mai sia 'l mare
ma in esso scorger il fruscio dell'altro te stesso
in ancestral ittica danza o in vagar di lampare
ove troneggia l'impalpabil, musical riflesso.
zena lanterna d'or di soavità marinara e fierezza
multiforme acquario di poesia e di lietezza
grazie ti rendo ch'al tuo Bron desti natali
tra 'l dondolio d'Elios e d' aggrovigliati temporali.
naviglio ch'in me viaggiasti e da me prendesti ciò che sol tu sai
il so, ogne dì, anch'oltre me "Ritornerai"
in quest'alma un po' forse ruvida e inquieta
ma che culla esser disiò d'un immarcescibil poeta.
odo di Luigi, Gino, Umberto, Sergio e Fabrizio
l'istesso mio richiam di canto maestoso qual solstizio
d'intarsio de' carrugi nostri e della dea chitarra
nascer facemmo brani con cui fender a scimitarra
cuor orfani dell'anelito al profondo
che sbuffanti aggiransi sovra l'epidermide del mondo.
che mai esser può, amico d'ogni tempo, una canzone?
forse 'l soffiar d'una conchiglia, forse il bussar d'un'illusione
oltre i possenti nembi certo mi rinverrai
ove la melodia tramonti non conosce mai.