nei triangoli sugli occhi
hai sigilli di fango, percosse
anime tirate con ago e filo
un giorno che non ricordo.
il tuo corpo si agita sotto le foglie.
incarna parole e delirii,
pareti che si spostano all'improvviso
ruvide di gesso ferito
appena sotto la fronte.
i capelli diventano radici
a cui le lacrime si aggrappano.
crespi di cenere per fingersi luce
tremano di incontenibile fragilità.
mentre il mondo continua a girare
irrigidito dalla costanza delle maree
le dita si sfiorano appena
come gusci accartocciati
che mimano addii.
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