Or più non odo, paziente, eterno Signor
del mio giovenil dissiparmi 'l lezzo
sol ricco son dell'estasi del tuo mai sonnolento amor,
cui 'l cor un di' oltr'ogni mia ragion resemi avvezzo.
narrarti è del confessarmi mio la sublime misura
d'intonse forme scorger la carezza tua nella natura
l'equin cavalcando della fresca fede
che sol patrimonio che davver rilevi è per chi crede.
retor ch'i fui mendicando apprezzamenti
a bearmi ebbi dell'iridescente mia eloquenza
ma quanti dì gettai, Dio mio, sanza serbar real sentimenti
quando a un passo appena eri della mia esistenza!
tagaste, Ippona anco Pavia
diademi incastonati nella travagliata mia via
tre siete in guisa di trinità soave in me presenti
e or troneggiate meco tra cori d'angioli gaudenti.
sul mal uman e sulla sua certa rovina
il so sorger farai la tua città divina
dimoreran in essa tutti i germani miei
niuna frattura più abiterà tra eretici e manichei.
così se 'l giorno fu in cui 'l furto mio di pere
la tremante alma mia addestrò all'insan godere
di sol novello sorger fu 'l baglior della tua parola
che al mondo gaio canto con quanto fiato rech' i' in gola.
pater ecclesiae da tanti ebbi l'onorato nome
ma credi fratel fui come tutte l'altrui persone
colui che vera luce disiò e or in essa giace
se rimembrarmi vuoi sii quindi incessante testimon di pace.