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Pubblicata il 25/08/2018
Chiederò allo spaventapasseri
di portarmi oltre la maggese
per giocare alla contadina
un tiro scortese.
perché come il fantoccio, anche
io ho le braccia aperte a tutti
fino a che non mi stancherò
di osservarli, solo, i frutti.
quando la contadina vedrà i
pennuti intenti a banchettare
si accorgerà tardiva che da molto
era ormai giunto il tempo di arare.
e perché esattamente come lui
io ho smesso i panni degli altri,
ogni volta che la vedrò, guarderò
compiaciuto le orme dei miei passi scaltri.
ma le impronte delle mie scarpe
sul terreno del suo podere
finiranno per cancellarsi col
passare inesorabile delle sere.
anche il campo della padrona con il
suo humus ricco di particelle organiche
ha più che mai bisogno, oltre all’aria e
all’acqua, del sole con le sue doti benefiche.
perché senza la vanga e la semina negli
anni, senza la raccolta e l’irrigazione
la terra sarà sempre più arida, con lo
spaventapasseri verso la riconciliazione.
ma se come nella favola di Hesse mette
le radici ai piedi, tra gli uccellacci
la villana non potrà che guardarli pungolare,
inerme… come l’uomo fatto di stracci.
come una piantina che non trova linfa,
se mette le radici al suo passo scortese,
muore… morirà nel cuore trovandosi
tracotante, abituata; abbandonata a maggese.
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Bellissima e veritiera......Gabriela.

il 26/08/2018 alle 06:30

Onorato

il 26/08/2018 alle 06:46