Sono lì
con l'occhio sinistro sulle lepri
in un verde ovattato
e il destro
una palla sulla mano, fissa su enormi birilli
di dieci, vent'anni e cinque minuti prima
inizio a correre
a voler strappare le radici dal passato
in una condita incertezza
cerco un punto di controllo
inizio a spingere la mia testa
il resto del corpo la segue
in modo curioso e sorpreso
il mio viso è ora un posto sicuro
non ancora sereno
spingo di più
a non sentire le gambe, i piedi
a rinunciare al dolore, la presa
mi filtro fuori
come albero e zanzare
come aria in entrata e la sua carezza
come tempo di evasione e gabbia
come tutto quello che sono
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