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Utente eliminato
Pubblicata il 31/07/2018
Sol la consolatrice carezza d’una croce
talor un esil fiore
ma nomi non rechiamo
che sempiterni le nostre identità
abbiano delicati a incorniciare;
tomba abbiam serbata
dalla freddezza di un numero.
nulla fummo
per gl’assonnati occhi
d’un distratto e indifferente cosmo
e nulla saremo
più che cadaveri
ossei frammenti e dipoi rivoli di polvere
coccolati dall’abbraccio della terra.
ci rinverrai talvolta
nel cono di sever gelo di un obitorio
sulla pelle ferite d’arma o di ruvide mani
di cui siamo lacerati figli
ma di cui mai conosceremo i perfidi padri;
1258 siamo, dicono, in Italia
urleremo ma non ci udrete
vivemmo ma mai vedeste sui nostri corpi
l’autografo di avvolgenti anagrafi.
dio soltanto ci renderà
monumenti definiti di memoria
anime che fummo e siamo
levigate oppur stuprate dalla storia
e tracce indelebili ora serbiam sul viso
dei gaudi a voi ignoti ancora del Paradiso.
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