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Pubblicata il 23/07/2018
dopo gennaio
la strada è innevata,
ha sepolto il vivaio
e la vetta del monte è ben ammantata.

le vie sono cinque,
rami e strettoie,
senza più foglie,
senza più voglie.

si avvinghiano lunghe su altri cinque viottoli,
tortuosi, snodati,
dalle prime abbracciati.
il vento leva,
sussurra sul tetto,
di fuliggine nero.
qui la tempesta irrompe devvero.

la pioggia rischiara ed il sole poi abbaglia,
al lume dell'alba e al tremor del camino,
le vie coi viottoli si danno battaglia.

s'insinua la goccia,
dalla grondaia nel corpo di neve,
residuo di pioggia portata la notte
da piccole strade
 callose,
cosparse di pieghe,
senza mai foglie senza mai rose.

somiglia ad un tocco di labbra bagnate
se sotto a quell'acqua ti trovi,
ad un grido ululato se sopra ti muovi.

la neve è sfinita,
cade dai tetti, si scioglie, si sfianca.
la pioggia rimasta
lì accanto si affianca.

unico fluido ora disseta
radici di alberi su per cinque strade,
la vetta dei rami si abbellisce di fiori,
eterei e violetti.

unghie dipinte in cima alle dita,
avvinghiate a una mano più larga e più scura,
in un cuore solo
ora che primavera è sicura,
nell'intreccio di dita della stagione immatura.

 

 
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il 28/07/2018 alle 13:39