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Pubblicata il 11/06/2018
affonderei lievemente
le mie labbra nei tuoi candidi seni
e varcherei quell’abisso nero
custode d’infinite emozioni.
cavalcherei l’onda a perdifiato
e infrangendomi sugli scogli
placherei la tempesta.
modellerei il mio corpo sul tuo,
ottenendo, così, il calco delle tue
preziose forme, da riempire d’amore
per ricrearti al bisogno.
tu prezioso germoglio
da innaffiare con cura,
sarai la speme di questo giardino
e mai verrà l’inverno.
sentirai il canto dell’usignolo
che varcato l’uscio,
inebrierà il tuo nero abisso.
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