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Pubblicata il 18/05/2018
hai conosciuto mai le ali dell’ebbrezza?
no, il piacere non viene dalle tue labbra…grandi,
non è nel tuo orgasmo..
ma è nel saper apprezzare l’attimo vissuto,
al di là del primordiale istinto.
non svilire il tuo desiderio di conoscermi,
forse è in me quel piacere eterno
che io cerco ma che tu non mi chiedi.
non posso viverti sapendo di perderti,
prima ancora di averti trovata
in quel regno del piacere, che non è della carne
ma che va oltre, perdendosi nella luce dell’essere.
non cercarmi solo per le tue umane voglie,
ti vengo incontro ogni giorno, lo sai.
ma ora, se vuoi, cercami anche altrove,
in quell’eterno piacere che tu non conosci.
entrambi, possiamo appartenerci
ma non posso solo possederti,
tu non sei mia, né io tuo,
apparteniamo a qualcosa che ci lega
in un’altra luce, quella che sovrasta il mondo.
ti perderò, prima di poterti conoscere
in quel regno del piacere che tu non cerchi.
ti vedrò appassire nelle tue umane voglie,
prima che la notte lasci il posto a un nuovo giorno.
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Si riaffaccia in questo pezzo un esoterismo non disgiunto da rilievi di carattere formativo con accenni ad elevazioni pertinenti ad un contesto fortemente misticheggiante. In tutto ciò il femminino ha ancora la forma della perdizione temuta ma, inconsciamente, riconosciuta come terribile forza trainante, quale essa è anche nella sua sembianza procreatrice che necessita di determinati fatti. La forma è adeguata ad esprimere tutto ciò di conseguenza la titolazione è fortemente limitante. Parer mio.

il 05/06/2018 alle 21:27