PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 20/04/2018
svanito,
in una sera d’autunno
precoce,
quando ogni ombra
ha parvenza effimera
e la sola voce che odi
è quella del vento.

ti connotai
con occhi di gitano
e il sorriso
d’avorio bianchissimo.

rubai alle foreste
il nome che ti diedi;
con quello ti chiamavo
nell’ora in cui la luna
si vela di nubi,
dispiacendosi del suo incarnato
pallido.

domani, quando gestirai
la spina della rosa,
i calendari grideranno
le verità più scomode.

le primavere saranno avare
di trifoglio,
l’estate brucerà ogni corolla
sui tratturi,
l’autunno non darà più foglie d’oro,
e d’inverno
quel sole che sapevi gagliardo
sarà un vecchio re
destituito dal suo trono.

conservo ancora una conchiglia rosa,
rosa come il bacio di un bimbo,
rosa come la sabbia delle clessidre
quando sogna l’abbraccio del Ghibli,

una conchiglia
dal grembo di madreperla
senza frutto né gioiello,
dimenticata dal mare.

la tua voce,
la tenni tra le mani
come un petalo di neve
che presto si dissolse

mentre ti vagheggiavo
con voce, nome e anima
immarcescibile
e un corpo frondoso
che spargesse frescura.

ma le acque dei tuoi occhi
sono state prosciugate
dal risveglio,
la tua voce ormai
indistinguibile,
è sommersa dai clacson
delle città industrializzate.

perché tu eri solo
un sogno
un' ombra,
un uomo che non c’è.
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Bellissima

il 20/04/2018 alle 18:11

Una persona (nel senso di maschera) idealizzata con una fusione di caratteristiche e di mancate aspettative: un vero non essere. Ottima fusione di momenti visualizzabili come reali in realtà non visualizzabili. E la conclusione perentoria che connota l'intangibilità del soggetto. Per tutto il tempo della rilettura e della riflessione ho avuto davanti agli occhi Peter Pan, il bimbo crudele poiché senza memoria, vestito di linfa. Notevole.

il 20/04/2018 alle 19:10

Grazie Ginni, grazie Mariano

il 20/04/2018 alle 21:54

Profonda e bella,un saluto

il 21/07/2018 alle 11:24