Sotto gli occhi di un cielo
senza palpebre s'allarga l'alba.
I primi cirri scalciano
come giovani puledri
per assicurarsi nel celeste
le più ardite forme di cabala
e l'occhio secco di Smorfia
scandaglia invano
nella notte gli infiniti numeri
che le stelle rilasciano
tra le cloache del firmamento.
Venus, planeta aquoso,
si trova adesso
in coda allo Scorpio
ed il Sole è assediato
tra Saturno e Marte,
congiunti insieme
per sestile aspetto.
La Rota è ferma,
disatteso è il quadrigono gobbo,
il terno attarda.
Gli abbaini, per un'altra notte
ascolteranno, oltre i guaiti
dei gatti innamorati,
solo la sorda risata
di una Vergine orbata.
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