PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 30/01/2018
-Non trovo rifugio ch’ella non vinca
quel fascino appassito alla nuca
clessidra innocente al levitar mesta
spalliera addormentata alla sera.
-Irraggia mille riflessi argentei e desta
corone di funambolici flutti a volta
carosello d’astri e rinnovati passaggi solitari
ondeggianti sinuosi fiordi di malia.
-Impetala laghi di stelle ad intarsio
la sua lama in fiumi d’indistinto morso.
-Vola favola antica, molleggia piuma
muove guttusa l’infantile saggia
lanterna primigenia, fiamma al soglio.
-Ritrae e luna e cosmo ad ali di cigno
danzano un tempo a schizzo d’incanto
bimba di rugiada saltellante
sul primo gemito d’un prato neonato.
-Improvviso invade l’inferno di dio
filo spinato, dolore incarnato a retaggio.
-Atavici mostri deformi rincorrono
scheletri inermi, volti ondeggianti
valzer al memento di ceneri fumanti
evocando un tempo digiuno
di bellezza e sogni in pianto.
-Vedova eredita il mio dolore,
lapide senza nome e vasche sacre
maestosità d’anime scevre di dimora
lacrimanti speme antenate di muto calco.
-Tu, anima solitaria incanti, culli, stiletti e danzi.
-L’arcano tuo manto staglia lesto
il domani al suo infausto condono
rifulge candori ad orlo d’uomo
e piange l’universale d’infinito cosmo.
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373

mi sembra un castello.... impetala rende pienamente l'idea

il 01/02/2018 alle 10:40

Nella poesia e dalla poesia non ci si deve attendere risposte ma in dono un nuovo sentire tutto impregnato d'assolo! Se lei, codice di numeri, ha sentito un castello... un castello è! Questo il piccolo miracolo della poesia, rimanda l'immagine di quel che siamo e nell'essere, sentiamo! Grazie per la lettura e grazie ancora per aver voluto condividere con me il suo sentire!

il 04/02/2018 alle 13:04