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Utente eliminato
Pubblicata il 09/01/2018
Risuona dolcemente nel mio intimo
la voce che ti ha abbandonato
ancor prima della vita,
velando d'angoscia il mio cuore,
inaridendo i sogni
che recavano con se gioia
col sorgere del sole,
la voce che si è spenta
ma intona la sua armonia,
restituendo ai miei occhi
i colori del mondo,
il riflesso della tua luce
sui volti distratti
di coloro
che ci conobbero entrambi,
la tua bellezza vivente
nei sogni che ho rinnegato
senza malinconia,
fra i paesaggi della mia città sacrale,
dove sempre,
prima di ogni mia memoria,
mi cullò il tuo amore,
durante la tua lunga primavera,
profumata di ogni fiore,
nei giorni del tuo inverno
splendente di luce,
più preziosa per me del sole nascente,
tanto da amare come non mai la vita,
nei giorni del dolore,
del lungo straziante commiato,
modulato da flebili parole
venate di tristezza,
che solo ora sciolgono il mio cuore,
nel rimpianto di quei sussurri perduti,
insieme alla gioia di vivere
la meraviglia del mondo,
nel cuore delle strade
consegnate all'incantesimo,
al miracolo del tuo sorriso,
negli attimi in cui
scrivesti la poesia della mia vita.

ti ho vista
completamente avvolta
in un lenzuolo bianco,
simile ad una piccola suora pallida e inerme,
e infine rigida e gelida
come una pietra d'inverno,
nella tua ultima dimora terrena,
coccolata da due pupazzetti felini,
simulacro dei gatti
che tanto amasti in vita,
quasi al punto di animarli
del tuo stesso spirito,
liberando essi,
nel loro candore,
i pensieri che noi logoriamo
nella dissimulazione,
la gioia semplice e pura
che non scalfisce i nostri cuori.

come una reliquia
conservo l'immagine di una gatta,
che con tenerezza infinita,
stringe a se il proprio cucciolo,
il cui musetto palesa
il benessere e la gioia più intensi
che io abbia mai immaginato,
stiracchiandosi appena,
mentre entrambi strizzano gli occhi,
e io mi specchio nella loro felicità,
riflettendo per un attimo
il mio volto e quello di mia madre,
di cui non rammento ricordo più vivido.

stranamente freddo e distante,
quasi estraneo,
mi appare il tuo volto,
allora fresco e giovanile,
come lettere di fidanzati ormai lontani,
solo nelle immagini senili
i tuoi occhi guardano nei miei,
e il tempo ha scolpito
nel marmo pregiato
la dolce mestizia dei tuoi lineamenti,
negli anni del declino,
illuminati da una gioia
più forte di qualsiasi rimpianto,
quasi che il tempo
ti avesse concesso,
l'eterna giovinezza dell'anima,
e il potere di investire della tua luce
coloro che ti erano vicini.

tua l'esile speranza
che nutre le mie preghiere apocrife,
essere un giorno
una nuvola d'oro nel vento,
su cui si posi in eterno
la tua carezza lievissima e avvolgente,
conforto e tenerezza
dell'interminabile infanzia
della mia vita.
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