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Pubblicata il 30/10/2017
-Asfittico risorge lucore, quel che era amore
tenue troneggia alito il suono assente
pur vivo ieri in quel sepolcro
gelido porto che non lo comprende.
-Culla appartenenze l’atroce silenzio
lastrica istanti di memorie interrotte
arrese alla sorte sorpresa nell’ozio
a reinventarsi colore di vivente delirio.
-Fisso alla gola il solenne incontro
cede innocenza la preghiera di notte
baratro d’ebano dentro l’abisso
al di là dell’infinito e dell’eterno grottesco.
-Confonde paure schivando l’entrata
ritorno in natura l’anima dissepolta
la mia, la sua, colata d’alba ansante
concilio promesse al sublime assente.
-Piove riverso l’inganno solenne
cuore di nebbia dal dolore portante
asmatiche ruggini di bare divelte.
-Ecco un ti amo, addio tempo perenne
sedato alla fine dal metro cariato
sogno che morde lingue di fuoco
e perdona colpe al sole fugato
ricurvo su lacrime gemmate di fato.
-Cristo è lontano all’umano richiamo
questo è l’albore d’un uomo solo
che piange in silenzio il suo esser destino.
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