Essere o non essere.
Esserci o non esserci.
Farci, provarci? Starci… ma…
starci o non starci, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
o gettare ancore e corone adorne sui lidi
e prender nella rete mari di amorosi sogni
rischiando che la stessa s’incagli malamente?
Morire, dormire.
Nient’altro.
E con un sonno dire che poniamo fine
al dolore cardiaco e ai mille colpi
che la natura della carne ha ereditato.
- in collisione e senza ragione alcuna -
Morire, dormire.
Scoop… are.
Dormire, baciare, forse sognare.
Ahi, qui è l’ostacolo, perché nel sonno di passione
ce la siamo cavata, cavandoci gli occhi
per non vedere la morte
-Immortale nella Sventura-
E poi le frustate, i frustrati, il torto e gli scherni
nello schema del tempo che opprime:
battendo a scherma le possibili schermate!
La legge che elegge
non legge ed affligge… ed infligge:
l’ Immeritocrazia.
L’illusione di toccarsi a quattro mani
e sudare per il peso della camicia
o per la paura di quel che sarà quando non saremo.
Perché nessuno torna vivo per ripetere il male
o tendere le braccia all’ignoto.
Ci si accontenta dunque
codardi e bugiardi
ad esplodere dardi di Eros
o dardi di cera e pensiero
e impallidire ogni azione
- da non chiamarsi più tale -
Essere. Esserci. Provarci. Starci… e poi, lasciarsi…
Ofè… oh, adorata mia, per favore, statte zitta…
nun m’encasinà de più e ricordame pe’ sempre!!!
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