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Pubblicata il 27/09/2017
Pareva fosse respiro l'esilio in verso
lieve ombra serbata al fuso
come rosa apparsa d'improvviso eco
ritrosa al muro, elsa altera volta
a fiamma rosso oro di primavera
con spiritelli di sole in volto
e una cicala assonnata tuffata sul rogo
nella brama di ritrovarsi isola di rovo.
nudo l’amore si ritrasse anima
nell’inseguire quel sortilegio pacato
distaccato il sospeso alla muta speranza
canticchiò antichi voti di dolce stornello
tempo d’invito ai sensi nel mistero a giostra
d’aerei spilli in flusso lento.
la solitudine amava il silenzio
trapassava l’anima ad immagine
deformato riflesso di pensiero dimesso
libero in piccoli orditi di vezzi
a follia sul dorso d'un fosso.
giocava con la paura il timore della vanità
non smise d’inseguire la morte
ironia della sorte insieme sempre
per farsi beffe l’una dell’altra
trattenute strette al passo fatale dell'oltre .
sul fondo una scritta, una stele
incisa la verità dal confine sottile
l'intimo invito di sacralità ancestrale:
all'uomo solo, al suo destino d'assolo
acciecato nel ripercorrere la memoria del tempo
da aver smarrito la culla di verità, la natura
la coscienza ad identità d'intima pietas.
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