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Pubblicata il 30/07/2017
-Si chiamava Zephà Zeruppha
veniva dall’oriente
aveva occhi neri lucidi
all’ombra di un turbante
color oro antico
-Aveva strane erbe
per combattere il dolore
sempre acceso
degli amori ormai dissolti
-Disse alla donna
sei ancora giovane
e il tuo seno è una fonte
d’inesauribile affetto,
io qualche cosa posso fare
ma non è più la stessa strada
quella del ritorno
per chi da troppo tempo
se n’è andato,
gli alberi hanno perso molte foglie,
i fiori del viale
sono stati calpestati
e il fiume sotto il ponte
non fa più rumore di vita
-La ragazza accennò a un sorriso
e chiese l’erba giusta
almeno per far dormire il cuore
-Tieni è un decotto d’illusioni
per un tempo lungo
ad attenuare i tuoi pensieri
per aprire lentamente
la tua porta a un altro amore
-Guarda il mio turbante
è il regalo di una stella
che mi fece visitare il cielo
e poi non l’ho mai più rivista
e non per questo mi son perso
nelle tenebre
-Un’altra stella ce l’ho quì di fronte
sei tu ragazza mia
e la luce che emani
felice nell’incanto mi porterà lontano
per una strada senza tempo
-Nessuna stella mai si spegne
solo si allontana
per andare a illuminare
altri mondi
amore caduto nel mio cielo
sono io la meta del tuo viaggio
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da:Normalità Incondivisibili Tra Maschere Clonate
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Bellissimo racconto poetico

il 30/07/2017 alle 10:00