Ti seguo consumato, eccessivo
e la melodia sibila, mi afferra, stordisce,
schermisce lo scoppiettio sbarazzino,
unita agli accenti, adesso echeggiante,
sciolta dall’acuto, gettata in penombra.
il desiderio ondeggia, lascivo anima
dissolto nel ritmo che suona daccapo
con sviluppo incalzante, io nel tuo piglio.
mi spingi, ti abbassi e risali, accarezzi,
colpisci, mi lasci cadere. Ti prendo e sei mia.
se il gioco ferisce, ghermisco l’intralcio,
avanzo, ti stringo mentre intorno esala.
dolente sussurro qualcosa, mi raccogli,
arrossisci indifesa, ormai non mi conosci
mutato che sono da questa maledizione.
dannata burla il perduto, i gesti ancestrali,
l’integrità del fragile ritegno, senza paura
legati e sciolti ancora, atto come allora,
com’è sempre stato, completandoci ora.