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Pubblicata il 08/05/2017
ognuno cerca di tenersi stretto
alle poche certezze seppur rapprese:
ad un ricordo caldo, a un giorno di un mese
a un anno del passato, ad un paese.

quando nella vita si han poche cose
che le forze spesso si sono arrese
lungo la strada, percorsa con fatica,
di una vita errante e senza posa.

un paese è tutto quanto rimane
quando uno fa i conti col suo vissuto,
quando le mani stringono il viso ossuto
che la fatica col tempo gli ha scolpito.

insieme alla compagna fissa di quella via:
la nostalgia, che non l’ha mai lasciato,
per quel tomo aperto a un certo punto
e la sua storia rimasta un’incompiuta.

il paese, per lui non è mai stato un libro,
solo un capitolo, un racconto interrotto,
un giorno strano, in cui sbagliò spartito,
un lascito di cui non ha goduto.

per un migrante non c’è porto sicuro,
il posto in cui è nato è una chimera
che torna in mente quando verso sera
le ombre scure si allungano sul muro.

come i ricordi celati dentro il cuore,
in un antro dimentico e scuro scuro.
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bellissima descrizione dell animo di questi poveri animi esuli,ciaooo

il 09/05/2017 alle 14:31

non parlavo di loro Rosa, non solo di loro, parlavo molto di più di me, che da 50 anni sono esule in una terra mai amata e dalla quale non ho più potuto far ritorno alla mia, la Puglia. Grazie per le tue parole. Purtroppo non ho molto tempo per poter leggere quanto vorrei.....

il 17/05/2017 alle 03:59