Siamo in questa notte silenziosa, accompagnati solo dalla voce del vento. In questa condizione diamo spazio a ricordi e ai più intimi scompigli. L'oscurità a cui non abbiamo mai voluto dar voce, emerge. È legata a eventi lontani, al principio del nostro essere. Viscerale, quasi. Ha talmente infettato il nostro io più intimo, da averlo contaminato senza possibilità di cura. Dove culmina l'aiuola è il perimetro del nostro essere, il nostro limite. Il mosto, inteso come liquido in genere ottenuto da lavorazione meccanica (spesso usi similitudini legate a ingranaggi) sta proprio su questa riva, che è aldilà di noi. Così feconda e promettente. Quindi ci sarebbero ambiti frutti, oltre noi. La chiusa, fatte le precedenti considerazioni, e comunque con alla base la consapevolezza del proprio limite secondo la precedente analisi, sembra dirci che in momenti di particolare 'freddo interiore', di difficoltà, hai superato il limite di quell aiuola. Sei andato oltre. Per me il fascino della tua poesia (e qui ne abbiamo una prova lampante) è la capacità di tessitura. Ogni singola figura non è messa casualmente. Ogni verbo o aggettivo, è un muscolo che si contrae sulla frase e rende dinamica tutta la composizione. Dopo aver letto, Mi sembra di aver vissuto con te quella notte, Ascoltato il vento. Sono stata trasportata sulle tue parole, come sempre. Grandioso.