PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 10/01/2003
A Torino
Ci sono stato
Che facevo il liceo
In gita scolastica.
A Torino
C'è la Fiat
Che ha un grosso debito
Con mio padre.
Mio padre era un operaio
Di un'azienda del gruppo.
Gli diedero la giacca blu
con la scritta bianca
Un paio di scarpe nere
Con la punta di ferro
Una tessera azzurra
Dove non c'era il suo nome
Ma un numero: la matricola.
Un numero.
Uno dei tanti.
Probabilmente mio padre
ha passato
Più tempo in fabbrica
Che con me.
Tanti giorni uguali
Turno dopo turno
Anno dopo anno.
I capelli che diventano
Più radi e più bianchi,
le rughe più profonde.
La Fiat ha rubato
Il tempo a mio padre.
E gli ha dato in cambio
Uno stipendio da fame.
Mio padre mi ha
Lasciato in eredità
Dei pezzi di carta della Fiat.
Le chiamano azioni.
Io le conservo.
Anche se è carta straccia.
A dispetto di tutti.
Dei consulenti finanziari
Di tutti quelli che ne ridono.
Io le conservo.
Testimoniano il debito
Che la Fiat ha con mio padre.
La Fiat deve ancora pagare.
Ma lo farà.
Prima o poi.
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Credo sia la più bella di quelle che hai scritto,probabilmente perchè sentita,vissuta con rabbia e la giusta ironia.
Meriti un cinque john.
Ciao Malcom

il 10/01/2003 alle 15:08