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Pubblicata il 31/01/2017
Non si può dire
che giunga di sorpresa,
è il primo
a bussare alla porta
per consegnarsi da solo,
è arrivato da un pezzo,
la pelle secca della terra
pestata al ritmo
di una marcia militare,
ancora nella testa
rintrona come zoccoli
che rispondono al padrone.
e’ il sangue
che affluisce al cuore,
è l’urto di uno scalpello,
ed esprime un grido d’amore,
della sofferenza prigioniera,
battito affannato della memoria
che cozza nel disordine
di una esplicita preghiera.
con aria irritata
lancia occhiate torve
e simula che la paura
mi freni il braccio
in cerca di consolazione.
non risparmia il mio corpo
eccitato dal piacere,
dai dolori, rinnega
ogni impulso della volontà,
e cammino solitario
a ripetermi la sua volontà.
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hai strutturato questi versi in maniera da obbligare il lettore a leggerli ed a rileggerli, e alzare lo sguardo dallo schermo, con la sensazione di avere colto più con la percezione che con la razio il tuo intendimento. Ci hai consegnato peraltro dei versi, al tuo solito, scritti in maniera assai efficace.

il 01/02/2017 alle 06:02

Sì, credo che ci senta obbligati a rileggere per cogliere il significato dei versi ed acquisirne la dovuta consapevolezza finale. Anch'io ho riletto con interesse il tuo commento così pertinente alle mie intenzioni. Grazie.

il 05/02/2017 alle 15:11

Un mio errore: - credo che ci si senta... Generoso il tuo silenzio in questo caso. Saluti.

il 15/02/2017 alle 11:27