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Pubblicata il 29/12/2016
Prendendolo al largo
dai termosifoni di Orione
con le orbite sudice che trasudano
monnezza satellitare
rottami, viti a grappoli
evaquazioni cosmonautiche
ti tengo ferma per un calcagno
sopra incolmabili vuoti a perdere
con la mia morsa in carbonio arricchito
dalle sembianze di arto superiore umano
recitandoti a memoria il discorso della montagna
che scivola lubricamente verso il mare
lasciate che le spiaggie vengano a me
numerose gocce di spumante
imperlano la mia fronte limpida greca
alcune ti scivolano dentro la scollatura
frizzanti proseguono il loro viaggio
secondo le vigenti forze d'attrazione
mentre ammutolendo mi guardi
con occhi da gravità scombinata
lentamente la mia vita scéma, scema
reclino il capo verso il nord magnetico
dove pupazzi di calamita si attraggono e respingono
e apro la mano ma tu
già fluttuavi nel blu
nel blu
dipinto di
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