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Pubblicata il 07/11/2016
Attraversa,
tra albero ed albero
saltellando, una scimmia,
le scure pendici di
un vulcano ormai spento.

mentre soffia
un piccolo alito di vento
con un lieve inchinarsi, lei,
protende la mano
come a presentare
l'avvicinarsi di qualcuno.

quand'ecco
apparire
un giullare,
che, piano dall'alto della sua vetta,
ondeggiare fa, le sue gambe
come se stesse
sopra una bicicletta.

sotto di lui a lento incedere,
verso il mare un fiume scorre.
sulle sue acque,
una trottola mossa
dallo spago del passato,
rotola nel presente
verso la futura foce.

fioca è la sua voce
mentre in bilico
percorre,
la trasparente linea
che dalla punta
del sacro monte
congiunge
alla torre,
d’amor principesco
soccombente.

nella discesa
si sfalda lentamente
il suo sorriso;
le mani trattengono
un cappello,
tra un tintinnar di sonagli,
la quinta punta
tocca
il suo cerone
dal qual
si intravede la sua natura,
ed il mito greco
pian piano ridimensiona
la sua statura.

lento e inesorabile,
affondava il suo corpo
inseguendo il tramontare
del sole,
la terra ormai
si faceva assai bruna, ma
la scia di una farfalla
lo trattenne,
e pian piano
lo pilotò lassù
in un mare nel quale
neanche il senno di
orlando tenne,
il mare calmo della luna.

alla luna
il giullare
donò un sorriso
e il fioco
arder delle stelle,
nello sfrigolar
del live fuoco,
strinse a se le cose belle
di quel che di vita
è un gran bel gioco.

piano ripose
i pensieri innocenti
e quelli rei,
poi tutto sfumò
lento
sotto una luce lieve,
come quella di un display.
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