Fiumi straripanti urlano
di rabbia schiumosa
contro gli argini spaccati
come vene scoppiate
tempeste interne
non le scorgi
abbattersi sui tuoi nascondigli
assolutamente inutili
precari come equilibristi ubriachi
le senti solo sradicarti improvvise
spezzarti come un ramo secco
trafiggerti con le punture
ghiacciate del vento
le senti solo rovesciarti
il cielo addosso
hanno occhi bucati e ciechi
e una pioggia di perché
da sputarti dentro il petto
ma dopo di loro
il corpo esausto
sfibrato un senso alla volta
si immerge nella quiete
in una lenta onda di pace
tra svenire e svanire
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