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Pubblicata il 19/09/2016
Quanto inutile rumore!
al pianto il pensiero e null’altro
che il vero insorto al varo!
l’urgenza accoglie l’incontro
sempre
non un capriccio di senno
ma l’istinto vulcano d’osmosi profonda
il filo sottile di stupore infantile
che ricuce anime all’oblio reo confesso
all’estro affamato di visione.
questo e null’altro rincorre
il tempo fuori dal tempo del morire!
fenice di fuoco il cuore, il mio
e il suo danzanti al vento del mare
mentre l’infanzia del candore migrava
come rondini tra i rami d’autunno:
eppure risuona ricordo l’estate amata.
con quella malinconia
quell’assorta follia mista ad algia
i pensieri sigillanti la bocca del tempo
d’ illusioni cullate, allevate in poesia
e la dolce ala danzante che tremava
gocciolante rugiada intinta d’acquerelli
per donare estasi e brividi perlati
ai sogni rimasti accoccolati.
la lingua cercò, svuotata d’inferno
il tenero innesto d’ardimentoso raccolto,
ora caldo ora sfatto
letto a guscio di conforto
tra gambe d’intime carezze
piume d’eternità, ricolme di sutura.
tenne al caldo il vorticoso incedere
per un po’
il timido lagrimare d’anima
goccia a goccia distillando amore
e così tanto insorgere di dolore
che invase di paura il sentire.
antiche case contadine riaffiorarono
in un incubo di pelle e mani scorticate di sole
accarezzanti lo sguardo candido
del giorno rimasto muto a svanire.
e nel buio alla fine il sogno straripò
riaffiorando abisso a gemere,
asciugato di luce colorato d’aria
con i nomi amanti e la pioggia e il sole uniti
apparsi fasci di grida e gemiti calmi
in un oceano di colori invasi d’istinto
dipinti d’arcobaleno incustodito.
se solo fossi io, se solo fossi tu
quel destino d’un tempo sigillato!
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grazie

il 20/09/2016 alle 22:50