PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 15/09/2016
le sopracciglia, in tmesi dalla faccia
iperbato dei lineamenti
che al sussulto dei sentimenti
fanno balzi per aria
poi ancora si posano sul volto
come l'ape sul suo fiore preferito

a roteare gli occhi ho imparato
dai migliori: Mussolini e Johnny Lydon.
a torcerli nel metallo liquido delle più strane
percezioni
gettando sui vetri a specchio nodose
contorsioni
che tentavano allo spasmo dei muscoli d'assommare
e riassumere in fiocchi di carne tesa
profonde ziggurat di sentimento.

il ciuffo, a pettinarlo alla maniera
dell'onda di marea che dà di denti
sulla secca silhouette della costa
ho imparato da chi si è scarmigliato
davanti al bisbiglio del tuono d'iddio...

ma gli occhi. le iridi.

questo lago d’acqua marcia
questo intarsio di mosaicisti fatti
scemi dagl’incensi, questa tela di ragno
caffeinato, questo lucido
carapace d’insetto spillato al sughero.

questi occhi che intessono le tinte
di smeraldo, diarrea e foglie spente
brillano di un graffio d’oro in più
per ogni libro che ho mangiato,
per ogni groppo di pagine fragorose
che ho sfogliato.

le vertigini sapienziali dei memoriali punk
l’assertiva strafottenza dei più tozzi vocabolari
la lucente manualistica di sapienze esclusive
il torrente merdoso o rugiadoso di sperticati romanzi
le rarità bibliografiche frementi come animali di sogno
i pamphlet più geometrici e le plaquette più tossiche
infine la droga proibita dei vecchi manoscritti
custoditi in biblioteche astrali da numi rotondi di barba bianca,

tutto questo non solo ha varcato potente il mio continuum
corpo-mente
ma come grattugiatura di montagne rotolata giù dai fiumi
hanno sedimentato fecondandoli
sul fondo dei miei occhi.

così che la luce ricca, quando strabuzzo
non è quella del babbuino
l’ombra fragrante, quando smascello e spalpebro,
non è quella dell’iguana diplomata

ma quand’anche parlassimo di squirting
o pedaggi autostradali o melanzane
il vento caldo d’abisso che freme le ali e squittisce e
si bagna di lucore diamantino
in quelle iridi, in quelle pupille

è quello di mille libri.
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...Carissimo Vendicatore, ora ho capito perché vai a Pordenone...suvvia, avresti potuto dirlo o gridarlo a squarciagola, noi tutti ti avremmo compreso...è per incontrare la Susanna (per gli sprovveduti sarebbe la Tamaro...)...; ciò ti fa molto onore, bravo, sei un bravo ragazzo...come pensavamo tutti...; aspettiamo il tuo ritorno...

il 16/09/2016 alle 14:13

"...iperbato dei lineamenti / che al sussulto dei sentimenti / fanno balzi per aria"... Oh, si: qualcosa di bello (sei Tu?). Lo terrò nel cassetto, tra le parole più dannatamente care.

il 17/09/2016 alle 00:43

VP: non declamavo, ero lì a fare il pubblico e l'amico di. per una volta. ||| Bianca: non dico che obbiettivo dei miei testi è dare al lettore *così* tanto piacere, ma insomma non sarebbe male. ||| Rom: dovrei ridere? ok: lol rotfl lmao. ||| Anna: ok sono bravino ma non mi porrei a livello del padreterno e dunque della Maiuscola pronominale

il 17/09/2016 alle 16:44

Non farmi il modesto adesso. E poi le maiuscole le metto dove e quando mi pare e piace ;)

il 18/09/2016 alle 10:38

più che altro il padreterno è una compagnia abbastanza infame, lui e la creazione del mondo come diavolo gli è venuta in mente. la poesia almeno è - come sottolineava Montale - attività INNOCUA e in quanto tale meritevole.

il 18/09/2016 alle 11:42