Noi, selvaggi equilibristi della parola,
amanti pagani sfaldati dalle inutili attese,
derelitti puri trasfigurati da rottami di felicità,
delle foreste obliate e straziate riconosciamo
senza indugio il mistero di luce,
la levigata superficie del tepore,
la maestosa bianchezza che abbaglia
e il ricordo ancorato ad un diaframma di stelle
Ma quando un cassetto colmo di follie
è tutto ciò che abbiamo tra le mani
nel presente imbrigliato sotto un cielo Van Gogh
si rimane irrimediabilmente soli
nell'immanente finzione prigione
di un inarrestabile teatro del dolore
gravido di crudeli solitudini
nel tedio striato di un grigio Artaud
La notte è un palcoscenico troppo angusto
per l'epilogo delle giornate superflue,
tuttavia ci scopriamo sorpresi
a recitare con edulcorata sintassi
come patetici attori appassionati
il copione di una possibilità sdrucita
voltando le spalle all'orlo del precipizio,
sempre più rasente, sempre più grande
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