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Pubblicata il 03/01/2003
Chiedendomi, un dì:
dove avrò messo mai l'accetta?
m'accorsi che l'avevo
data da riciclare
Accadde che la mia disgrazia prediletta
mi tornò quel dì
alla porta a balenare
bellissima e da uccidersi
come una fiera dal manto d'oro.
Così chiamai i miei gnomi a concistoro
ed essi arrampicatisi
sopra la mia capoccia
mi dissero: come farai?
come farai a uccidere
il tuo Sogno sì che si concreti
se armi non hai in mano?
Io: hmm... voi razza di profeti!
annegarvi dovrei nell'acetone
piuttosto che ascoltarvi
continuando a sentirmi un coglione.
Così mi vestii un po'
da pagliaccio, per fare chiaro
che il motivo dell'uscire
era colmar del Bisogno il divario
e senza ascoltar quei nanetti
invidiosi con le loro
barbe lisce e gli abitini perfetti
scesi fuor di casa.
Abbordai un taxi: non fu
difficile stendere il tassista
con due o tre mosse di kung-fu.
Senonché non sapendolo guidare
fui costretto, il tassista,
a farlo risuscitare
e profuse, profuse
a mille e mille scuse,
gli dissi: amico,
mi porti ad Anversa.
Ma avendo lui presa una via diversa
essendo io nei guai
fu costretto, in stile Al Qaida,
a minacciargli una faida.
Allora passate
a mille e mille piane e pinete
arrivai sotto la bottega
dove tanto tempo prima
aveo comprati due chiodi e una sega.
Chiesi al negoziante:
che ci ha n'accetta?
ed eccolo profondermi
una bellissima ascia.
E il resto? tutto me lo lascia.
Ora, io già
nel ritorno tutto gongolavo
pensando che, non ignavo,
avrei ucciso da bravo
il Sogno da me amato.
Ma purtroppo la gente non capisce
che amore si dimostra con le armi
e odio si sconfigge
accettando le minacce.
E quei poliziotti tutti blu
nelle loro assurde camicie
mi sa che non avevano
capito un cazzo di Nietzsche.
Neanch'io l'aveo capito
almen fino all'altr'anno:
ma ora questi mi aspettavano
per agire a mio danno.
Allora dissi: sterza!
e quello, cagandosi
addosso
finì
in un fosso
che di sangue
facemmo rosso.

Poi in sogno mi risvegliai.
Non libero, ero ancora
al di qua del bene
e del Male che il tramonto indora.
Mi venne incontro
un gerarca nazista:
timbrò il cartellino,
mi sdraiò a terra
e mi sparò nel cranio
sì che tutto
si tacque
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