Il dio che pianta i suoi chiodi è un'immagine forte e perfetta nel descrivere il nostr/ la nostra fine del mondo... Bella! Ciao, asergio! Ax
I chiodi piantati esigono il loro tributo...bella frase trafugge come i chiodi stessi... :)
Nuove colonne d'Ercole questo chiodi...siamo come le onde costretti ed avvinti allo schianto, io credo...almeno in questo tempo, in questa vita...ci è dato somiglir forze a qualcuno che non siamo noi, ma al tempo stesso agiamo replicando noi stessi, e nonci riconosciamo...ed alla fine resta una consapevolezza soltanto...manca qualcosa, e quell'assenza è un limite ricco di potenzialità...che appenderai sul chiodo? Intensa e profonda, un caro abbraccio Sergio, che bello rileggerti dopo tanto tempo, Andrea
Axel, questa immagine l'ho mutuata a un romanzo di Stephen King, proferita in un contesto particolare, ed io l'ho usurpata per rendere un idea di ineluttabilità soggettiva... Grazie per il tuo commento,
Riccardo, tra i versi hai posto l'indice sul passo che mette l'accenno sulla possibilità che ha bisogno d'un altrove per tentare di avere effetto...grazie.
Gail, i versi hanno la magnifica particolarità di parlare ad ognuno con una voce diversa, sono certo che ad una estate controversa farà da contrappunto un autunno di consapevolezza, ed ogni cicatrice diverrà medaglia . Grazie
Caro Andrea, ho letto con attenzione le tue parole, in cui metti l'accento sulla tua particolare e originale significazione, sull'assenza che è un limite che fomenta potenzialità, bello ! anch'io sono contento di scambiare opinioni poetiche con te, e mi scusa per non essere così presente in calce ai tuoi versi, che comunque seguo con interesse,Ciao !
Versi che tolgono il respiro, canto a una realtà comune, sofferta combattuta, accettata. Efficacissimo quel Dio pianta i suoi chiodi; sembra li tramuti in tributi, vivere al meglio; invita ad accettare maniera e metodo ed anche un vuoto, purché sappiamo renderlo denso d'aspettative. Geniale poi l’associazione nodi ed ali, quasi i nodi si sciogliessero in ali. Bel lavoro, complimenti.
E' interessante ed estremamente gratificante, Ugo leggere queste tue parole in calce ai miei versi, perchè testimoniano una lettura accorata e partecipe, un sentito ringraziamento, Sergio
ZORDOZ..Questa trama di cui parli mi sembra più la tela di Penelope che ricamata di giorno veniva disfatta di notte...la vita è un pò cosi .Cerchiamo di costruire ma non faremo mai abbastanza, saremo sempre punto accapo e il tempo non ci basterà mai! Bella poesia. Mi fa piacere che rispondi ai commenti, lo trovo molto bello da parte tua. Ciao
Il tempo, Cignonero, è una variabile indipendente da noi, a volte non basta ed a volte ce ne è più del necessario, nel nostro percorso ci troveremo spesso in queste situazioni, l'esperienza di vivere ci da gli strumenti per dirimere questo arcano, ma senza la pretesa di avere mai imparato a sufficienza..grazie per il tuo commento, sergio
Dio che pianta i suoi chiodi...mi fece a Sua immagine, io sono uno che...Martella