Non mi chiedevi di restare,
di restare nella tua vita.
e intanto la brezza marina
accarezzava la tua sagoma chiara
sul ciglio della porta.
a che gioco stavamo giocando.
quando,
con finta naturalezza,
ti ho sorriso,
prima di andare via.
quando,
tenendomi stretta,
mi dicevi di tornare,
però non proferivi quesiti.
non mi fermavi,
mentre ti lasciavo.
quel che sapevi domandare
era soltanto un saluto,
un segno.
forse per sentirci ancora vicini,
nel momento in cui la folla
avrebbe fatto disperdere le nostre tracce.
e il tempo che scorreva
avrebbe allontanato
inesorabilmente
i nostri corpi.
cosa celavi dietro ai tuoi occhi,
che di un blu oltremare parevano,
in penombra,
mentre ti avevo nudo tra le braccia?
cosa hai visto nei miei occhi,
che hai detto belli,
quando nel guardarli mi hai chiesto scusa?
quale emozione ti ha pervaso,
al pensiero che quella poteva essere l’ultima volta
che ti ero di fronte?
dicevi che sono preziosa,
che sono perfetta,
che avresti baciato i miei piedi.
c’era nel nostro sguardo
la speranza del poi.
la confusione pervadeva
il nostro spirito
e non sapevamo quale peso dare
al saluto.
d’altronde
non aspettavamo nulla
da un incontro fugace,
soltanto godere delle cose semplici.
ti ho visto sorridere,
felice,
questo basti.
e che importa
se quel gesto con la mano
è stato un addio
o un arrivederci.
- Ma adesso mandami uno sbuffo di vento -
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