nacqui dal fervore dissoluto
di una madre
e dalle prime raschiature
di una terra rigida e lievemente nevata
ricordo,di occhi
che avevano sacrificato il pianto
dietro a giochi troppo adulti
e a mani troppo accondiscendenti
e di una pioggia,
probabilmente quella di maggio,
dove nel suo incedere,costruiva specchi
per lo mio sporgermi solitario.
m'affiorano alla mente..
i racemi dei vigneti
sparsi sul suolo bruciato
nell'ultimo respiro d'estate...
di graffi e zuffe e eccessi di pudore
che ne negavano l'amore virgineo
e di quaderni lordati d'inchiostro
gettati nei cortili dietro la scuola...
ma anche di una corsa leggera
destreggiandomi tra il vento contrario
nei campi d'olivo al proprio fiorire
fino a toccare l'arco di luna...
esausto
mi congedo da quei mesti giorni
ora,che le mie parole sono deterrenti
per gli imberbi dall'animo sconsolato
e le braccia assennate
stringono ilari,un gravido ventre
(Lirica dedicata ad un amico,cui la giovane esistenza è stata storpiata da una famiglia cinica e degradante)
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