Dimmi chi cercare fra foglie tagliate dalla pioggia
quale l’origine vergine del dolore sul rantolo della febbre
fiacco animo ondeggiante all’ iniqua forza delle labbra
gracile contorno acerbo di parole dal silenzio strozzato.
fu questo il domani che si riprometteva speranze
fu questo il destino, dimmi, che il pensiero agiva?
giro ad una ad una le malinconiche sequenze grevi
fino a penetrarvi di sotto per sollevarle alla ribellione
sovvertendo le scelte incaute dei ciechi cuori
volando sulle calme note d’uno spartito muto
folle rincorsa di melodie abbracciate alle mura
appartenute al respiro della cattiveria fuggita all’ amore
allevata ad aprire le sbarre d’ una prigione agognata.
a passi svelti nego l’appartenenza, ostile mi consegno.
inutile negarsi, fuggendo.
silenzio. Silenzio. Silenzio.
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