A chi mi considerò solo un mostro,
a chi come mostro mi tramanda,
ricordo che sono stata una figlia
e non si sceglie come nascere.
segnata fin da subito, accettai
il mio destino di bestia multiforme,
non da fenomeno da baraccone:
io non volevo essere da meno.
da meno di chi? Dei miei fratelli,
figli come me di Tifeo ed Echidna:
l'Idra di Lerna, che affaticò Ercole,
la Sfinge che si arrese solo a Edipo.
e anche io trovai chi mi uccise:
bellerofonte con l'aiuto di Pegaso,
non bastò essere leone e capra,
avere una coda velenosa di serpe.
ma la penna degli uomini, che di me
ebbero tanta e motivata paura,
mi ha fatto rivivere con Flaubert
e poi con altri tra cui Vassalli.
così il mio posto non è soltanto
nell'Ade con mio fratello Cerbero:
io sono dove si insegue un sogno,
io rivivo quando il sogno è la realtà.