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Pubblicata il 24/11/2015
A chi mi considerò solo un mostro,
a chi come mostro mi tramanda,
ricordo che sono stata una figlia
e non si sceglie come nascere.

segnata fin da subito, accettai
il mio destino di bestia multiforme,
non da fenomeno da baraccone:
io non volevo essere da meno.

da meno di chi? Dei miei fratelli,
figli come me di Tifeo ed Echidna:
l'Idra di Lerna, che affaticò Ercole,
la Sfinge che si arrese solo a Edipo.

e anche io trovai chi mi uccise:
bellerofonte con l'aiuto di Pegaso,
non bastò essere leone e capra,
avere una coda velenosa di serpe.

ma la penna degli uomini, che di me
ebbero tanta e motivata paura,
mi ha fatto rivivere con Flaubert
e poi con altri tra cui Vassalli.

così il mio posto non è soltanto
nell'Ade con mio fratello Cerbero:
io sono dove si insegue un sogno,
io rivivo quando il sogno è la realtà.
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Meraviglia che non andrà mai perduta.. ora che è divenuta poesia. Sir

il 29/11/2015 alle 14:24