Sono sere di muri strisciati
di piantoni in vecchie vie;
desinenze allargate e nodi
di promesse.
“Dove siete? Ti aspetto.”
Riconosco l'espressione
di bambini abbottonati;
di quel motorino sordo
che ne ha caricati tre.
“Che facciamo? Sono
Sté.”
Non rispondono alla
curva, né all'attacco
di barriera.
“Richiamiamo.”
Risa e voci caricate
di soprusi e motti
sconci.
“Sono al Festival di
Troie e di Re”.
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