In pace, nel mio insieme
ricerco la giusta medicina,
dimentico nella polvere
impronte senza nome.
Nudo, come un ramo d'inverno
abbandono l'illusione,
la storia secolare, resta incisa
sulle briciole avvelenate del destino.
Ondeggianti verità vendesi,
mendico rapidi sguardi feriti,
dal volto assonnato di un ombra
avvolta in un nero mantello di seta.
Mia fragile inutile stagione,
simile ad altre già vissute,
ma diversa, oggi più vera
nel suo placido divenire.
Nell'estasi dell'amore
appoggio sul suo ventre
il volto, d'un altro me stesso
senza riconoscermi allo specchio.
Vorrei, ma non posso
accarezzare i suoi desideri,
son veloci e sfuggono nell'aria
colgo solo il suo semplice profumo.
Fra docili pensieri e deboli enigmi
illumino i miei dubbi con palese certezza
pessimismo e realtà
clonano nel tempo.