Vidi librarsi impavidamente nell'aria
in maestoso volteggio uno stormo di gabbiani
con le ali protese in fascinosa armonia
e meditai faville d'infinito benessere
e ludiche vibrazioni di selvaggio rigoglio
corsi felice nei parchi senza vento
per allontanare le tempeste del destino
e la silenziosa minaccia della malinconia
cercando tra i pacati riverberi del sole
la miniatura di sorrisi sereni ed irripetibili
il parossismo di un'arcana metamorfosi,
repentina, opprimente, insostenibile
sovvertì la placida scansione dei giorni,
le sinuose gioie e le volte immani di auree effigi
vennero respinte alle porte delle notti imbelli
i colori del tramonto mutarono in tinte astratte
nell'irreale stagione dalle spinose sporgenze,
incosciente della fine di un sogno irriducibile
l'emancipazione del mio pensiero iniziò a dissolversi
relegando l'archivio della ragione a fatiscente urna
una sera percorsi attentamente le strade che amai
nella città dormiente con una lanterna tra le mani
ma non denudai verità e non risolsi alcun enigma,
inadeguato al senso d'infinito e implume verso la vita
fui ricacciato nell'abisso da vertigini d'estraneità