Arpeggia il vento dal lacrimoso argento
delicato schiudere di rosa al palmo
lacrima risorta adagiata nel cuore
spaccando memorie incandescenti
lungo binari invocati da scheletri del tempo.
infine accarezza il viaggio
cullandone il dolore dal gemere profondo
liquefatto dove sensi naufragano nel pianto.
la nuda Parola ammutolisce il verso
e sul confine l’anima sanguina preghiera
senza più il coraggio dell’estremo gesto.
pettina mute fragilità e fiori di note
malinconie murate tra boccioli d’eclissi
ultima dignità affamata di raggi sotterrati e squarciati
cercando dolcezze indolenti alla luce.
son chicchi di stupore galleggianti alla deriva
occhi sul giro di vele attorno alla ferita
le nudità create dalla mente.
vascello di casto mutamento
naviglio di sigillo inseguendo latrati dispersi,
gesticolando parole d’irripetibile furore
partoriti dalla solitudine del verso.
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