Abdica un parvente imbrunire di colpevolezza
e mortifica i morbidi ricordi di un inutile amare,
pesano sulle mie notti i mutismi invalidanti
e i nitriti di dolore di un cavallo senza nome
le tenebre custodi del rimpianto pedinano il vuoto
ma nell'ombra della solitudine posso vedere e sentire ancora,
scorgo le fragili anime corrose dai tramonti insanguinati,
ascolto il fragore degli amori perduti senza poterlo sopprimere
e rimango desto relegato nell'imposizione di una lontananza
nella stridente tempesta elettrica del mio cielo capovolto
e non so se il silenzio delle rose sia musica a me ignota
e non so se il vento colori di speranza le acque in primavera
il mio passo fu leggero tra i pacificanti boschi notturni
ma il mio tacito sorriso rimase per sempre imprigionato nel buio,
ora le impronte del passato mi schiacciano e ledono il mio corpo,
investitura d'un penitente epitaffio di candido abbaglio