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Pubblicata il 30/03/2015
Già d'alba l'orizzonte si colora,
e il cielo si rischiara di lontano;
torna nell'alto a dominar l'Aurora,
s'accende di sole il crinal montano.
ogni fior si dischiude nuovamente,
dai petali la rugiada scuotendo;
ogni stelo ritorna iridescente,
il calor del nuovo giorno attendendo.
tinte violette di brina bagnate
rinascon con i gigli immacolati;
rose, di rosso vermiglio inondate,
s'intrecciano nei prati colorati.
gruppi d'insetti si scorgon sciamare
in mezzo ai raggi solari avanzanti;
le grandi selve cessan di sognare,
le verdi chiome al vento palpitanti.
placidamente scorrono i ruscelli
tra le silenziose radure caste;
volano canori stormi d'uccelli
sopra smeraldine pianure vaste.
risveglia suo cerbiatto mamma cerva
scrutando ogni cespuglio circospetta;
con bruno, attento sguardo tutto osserva,
quindi col figlio s'avvia senza fretta.
su l'alto campo che il sole rischiara,
punteggiato di molte tamerici,
stava maestosa la regina Sara,
cinta di molte creature felici:
come ogni dì Lei stava passeggiando
attraverso il grande mondo incantato;
giorno per giorno Lei stava imparando
a guidar di quell'universo il fato.
suo pelo nero riluce di vita,
ardon di grazia suoi occhi nocciola;
l'alma scalpita di speme fiorita,
in piena gloria suo spirto s'invola.
tu che fosti regina di dolcezza,
tu che lieti facesti tuoi padroni,
fa ch'io ti doni ancor una carezza,
che soave tua voce in me risuoni.
così per sempre a Te pensare voglio:
diventasti per me come una figlia.
fosti come l'acqua per un germoglio,
diventasti parte di mia famiglia.
con pazienza attendimi, mia sovrana,
assai presto incontro ci correremo:
come un assetato trova fontana,
per sempre uniti e felici saremo.
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