Nel ventre di una gemente attesa
giacque l'illusione fievole e marmorea
confusa in un'orda di grevi penitenze
e bagliori turbolenti d'immane tempesta
sicchè la prima volta che vedesti piovere
sotto un cielo arso d'uggia, di tenebre e di livore
la malinconia ti serrò aspramente la gola
e avresti voluto piangere lacrime di vetro
cuore vetusto, evacuato di vizzi germogli,
di campane tacenti, di prosaiche promesse,
lenisci, malandato, l'apocalisse della fede
e latiti, dimesso automa, in errante cecità
odi il tramestio furente del giudizio assaltato
negli alveoli esangui d'un ondivaga quiete
e le venerande ambizioni di lustro marciscono
nei gracili assiti di un'inumana compassione
sussurri all'eternità un lascito irrisorio
dietro parole intrise di magnanima nostalgia
tra il magma metropolitano e la crudele natura
che infieriscono nei giorni adombrati di solitudine
negli opali tramonti che cristallizzano lo sguardo
gli incolmabili distacchi, inattesi, sofferti, compianti,
infittiscono di dilemmi le ventose vie del turbamento
e d'innumerabili ricordi t'uccide la memoria
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