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Utente eliminato
Pubblicata il 16/01/2015
Udii i passi felpati del destino
avvicinarsi a me lentamente
come l'incedere di un carceriere
che veglia l'isolamento del tempo recluso

udii i gemiti del tuo cuore smarrito
dopo frammenti di pallido sole
che illudono finestre ancora aperte
sul mondo dipinto da un pittore cieco

annusai il ricordo della terra bagnata
dopo l'energico pianto di nuvole furtive
che evocano la nostalgia di un amico scomparso
in punta di piedi in un giorno esecrato

vidi nei dintorni del mio cervello stralunato
un'orda di rimorsi accatastarsi alla rinfusa
come un branco di cani randagi ululanti
che frantumano il silenzio della notte statica

toccai la grazia della mia ombra defilata
con la mano ferita che si spalancava lieve
come anima aperta nel chiarore assoluto
di quelle stagioni accumulate dai bambini

assaporai la malinconia di un lecito desiderio
condannando il sentimento a spirare per sempre
tra il disincanto di una vita mai realmente compresa
e davanti allo specchio cui appare un insolubile enigma
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Eccellenti sensazioni trasmesse con passione nello scrivere! Caparbio! Sir Morris

il 17/01/2015 alle 00:24

I miei commenti sono istintivi e sempre ispirati dalla poesia appena letta! Grazie assai, Riccardo! Sir Morris

il 17/01/2015 alle 18:55