Avvolto da campagne
s’inalbera un piccolo paese.
il suo scudo
che fa bella mostra di sé
sul gonfaloniere,
narra in vesti dorate
d’un arduo mulo,
che assennato
muove il piè svelto, e
a Mulazzan da il nome.
nella sua anticamera
i suoi defunti ti accolgono
e lo rendono vellutato.
le sue anime,
cercano armatura nelle bettole più oscure
annegando sul fondo
di un buon fiasco di bacco.
questa ebbrezza si presenta tutti i giorni
persino al dì santo della settimana
quando le campane strimpellano a festa.
tra le arterie del suo cuore
il monarchico tempio religioso,
avvolto da un’insieme
di affettuose abitazioni,
dove non un rottame
osa posarsi al suo ingresso;
si genuflette e loda
il suo Santo Martire.
all’estremità di esse,
la sua acerrima nemica
attraversata da un corso piantumato
e trafitta lateralmente
da forsennati getti d’acqua;
generosamente ci mostra,
oltre alle eccelse ciminiere
che sprigionano fumo
in continuazione,
la perpetua e funerea morte
dei nostri caduti.
d’inverno,
ne diviene un capolavoro
perché spensierato,
silenzioso e cosparso di nebbia
si presenta ai miei occhi.
d’estate,
sprigiona tutte le sue prodigiose fragranze
esalate dai suoi stagni
e dalle infuocate campagne,
e si riflette nel cielo
come un meraviglioso dipinto.
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